Spesso il problema maschile è un problema di coppia

venerdì 11 novembre 2011

DEFICIT ERETTIVO DOPO CHIRURGIA RADICALE DELLA PROSTATA E DELLA VESCICA

Gli interventi radicali per tumore prostatico e vescicale (prostatectomia e cistectomia radicale) sono gravati da una percentuale variabile di deficit erettivo: questo succede per lesioni dei nervi deputati all'erezione o legatura di alcuni vasi necessari per l'erezione stessa (fascio nervo-vascolare) . i due meccanismi possono coesistere e il danno è possibile sino oltre il 50 % dei casi. Negli anni si è sviluppata una tecnica detta "nerve- sparing" che permette di ridurre il danno ai suddetti nervi, sempre che la situazione oncologica permetta di effettuare tale tecnica; con tali modifiche la percentuale di erezione post-operatoria si alza, anche se bisogna tenere presente altri fattori quali l'età del paziente, le condizioni del suo apparato vascolare e la qualità dell'erezione preoperatoria.

FIGURA 1 : TECNICA NERVE-SPARING CON RISPARMIO DI FASCI NERVO-VASCOLARI

In alcuni casi è possibile , dopo un periodo variabile da a1 a 2 mesi, la ripresa di erezioni spontanee o indotte dalla stimolazione erotica. In altri casi questo non succede ed è necessario un programma riabilitativo : questo deve essere effettuato precocemente, se possibile nelle prime settimane dopo l'intervento, per eviatre che la mancanza protratta di erezioni determini danni importanti al tessuto cavernoso del pene. durante l'erezione si liberano infatti delle sostanze necessarie al "nutrimento" dei corpi cavernosi e a permettere succesive buone erezioni. In casi di tecniche nerve-sparing potranno essere utilizzati gli inibitori della fosfodiesterasi-5 (Viagra, Levitra o Cialis) da assumere come farmaco , cioè 2 - 3 volte a settimana o giornaliera e non quindi al bisogno. Questo almeno finchè non si realizzano erezioni valide per un rapporto ; a quel punto si potrà valutare se sospendere il farmaco o proseguire al bisogno. In caso di chirurgia non nerve-sparing o mancata risposta alla terapia orale  si dovrà passare alla iniezione intracavernosa di prostaglandine : inizialmente si testerà la dose adatta al singolo paziente , poi si istruirà lo stesso ad autosomministrla utilizzando apposite "penne" simile a quelle utillizate dai diabetici per l'insulina


Anche in qeusto caso è possibile, in alcuni casi, passare alla terapia orale dopo un ciclo di prostaglandine o associare le due metodiche per ridurre il dosaggio delle iniezioni .
Il messaggio da recepire è che la riabilitazione sessuale dopo interventi urologci radicali è possibile ed efficace, a patto che sia iniziata precocemente , grazie alla scelta di terapie odierne a disposizione